9 gennaio 2005 18° 02' N Vento Mare Velocità Velatura
XVIII° giorno di navigazione 060° 51' W 15 E 5 6 Kn randa + trinchetto + yankee
Nella notte abbiamo corso parecchio. Siccome la luna è nuova e il cielo è completamente annuvolato, la notte è così nera, ma così nera che di più non si può! Essere di guardia con la barca che corre con un vento di 25 nodi da est, e randa e trinchetta gonfie fa impressione.

Tutto è immerso nell’inchiostro nero e non hai la minima percezione di come siano le onde intorno. L’unico indizio sono delle mezzalune fosforescenti dove il maroso frange, e tu corri con la barca a 9 nodi circondato da queste forme fosforescenti che curiosamente sembrano occhi che si chiudono. Per chi crede alle superstizioni, potrebbe essere veramente inquietante.
Al mattino issiamo anche lo yankee, il vento è calato e bisogna non rallentare. Il cielo è ancora completamente nuvoloso, ma almeno non piove, e la barca si trasforma nel variopinto bazar che contraddistingue i pochi momenti in cui spunta il sole.

Immediatamente sartie, stralli e impavesate si riempiono di cerate e mutande, magliette e lenzuola che hanno bisogno di asciugarsi. Ma siccome quasi tutto è bagnato di acqua di mare, non si asciuga e rimane comunque umido. Io preservo religiosamente le uniche due magliette che non sono ancora venute a contatto con il salino, e tutte le volte che devo uscire, mi metto una di quelle eternamente umide. Tanto so che un’ondata ci mette un secondo a infradiciarmi, ma al rientro in cabina avrò una cosa asciutta da mettermi. I panni caldi e asciutti sono ormai un bene prezioso.
C’è eccitazione a bordo, la nostra traversata si è quasi conclusa. Parecchi segni indicano che la terra non è molto distante. Innanzitutto abbiamo visto qualche uccello, poi sono tornati i pesci volanti. A Capo Verde ce n’erano parecchi che saltavano in barca, e tutte le mattine ne trovavamo tre o quattro nel pozzetto e sul ponte.

Poi addentrandoci nell’oceano erano spariti, ed ora sono tornati. Infine come unico indizio abbiamo visto dei cespi di alghe all deriva. Siccome l’oceano è profondo dai 5.000 ai 6.000 metri, questi devono arrivare per forza da terra. Stanotte dovremmo passare a 20 miglia da Barbuda, ma non credo che riusciremo a vederla, mentre domani verso mezzogiorno dovremmo imboccare il canale tra Anguilla e St. Martin, la nostra destinazione.

Siamo stanchi, ammalati, bagnati e sporchi, e non vediamo l’ora di poter essere i primi a lanciare il fatidico grido che tanta parte ha nelle storie di mare e di pirati: “TERRA !”. D’altronde ce lo siamo proprio meritato.