20 e 21dicembre 2004 16° 53' N Vento Copertura Velocità Velatura
I° e II° giorno di preparazione 024° 59' W 10-25 NE 8/8 piove   In porto a Mindelo


Eccoci a Mindelo, porto naturale nell'isola di Sao Vicente nell'arcipelago di Capo Verde.
Qui ci aspetta Birba Blu, barca di proprietà di Franco Sacchi, che porteremo al di là dell'oceano, fino alle isole di sottovento, nel mar dei Caraibi.

Siccome questa baia è l'ultimo punto di appoggio prima del grande salto, qui si ritrovano tutte le barche per fare acqua, rifornirsi di frutta e verdura fresca, e aspettare la finestra meteo propizia per partire.

Così passando con il tender tra le barche senti parlare francese, tedesco, norvegese, inglese, danese ... e chissà quanti idiomi e dialetti differenti.

La nostra meta precisa è l’ isola di St. Martin, dove verrà lasciata alla fonda per qualche tempo, fino a quando non verrà fatta la tappa successiva.
Abbiamo previsto due giorni di lavoro per fare la manutenzione normale, qualche piccolo lavoretto, cambusa, e poi via verso il grande oceano.

Il primo approccio è stato un po’ brutale, la barca è stata lasciata in fretta e furia, e quindi quando siamo entrati sembrava che fosse passato un uragano. C’ erano vestiti e scatole ovunque, le cuccette erano divelte perché si stavano facendo dei lavori interni e tutti i gavoni sono stati svuotati. Quindi ci si può immaginare una barca e tutto il suo contenuto improvvisamente passati in un frullatore.

Ma passato il primo momento, si cominciano ad apprezzare le linee d’acqua, lo studio degli interni, il sapore vero di una barca studiata per navigare e non per fare bella figura nei porti. La giornata è passata in fretta, nel riordinare la barca, e soprattutto nel fare i vari lavori, sia quelli previsti, sia quelli scoperti qui.
Arrivati in mattinata per la preparazione della barca “Birba Blu” di proprietà di Franco Sacchi in previsione della traversata atlantica fino alle isole sottovento, nel mar dei Caraibi.

La nostra meta precisa è l’ isola di St. Martin, dove verrà lasciata alla fonda per qualche tempo, fino a quando non verrà fatta la tappa successiva.
Quindi abbiamo previsto due giorni per fare la manutenzione normale, qualche piccolo lavoretto, cambusa, e poi via verso il grande oceano.

Il primo approccio è stato un po’ brutale, la barca è stata lasciata in fretta e furia, e quindi quando siamo entrati sembrava che fosse passato un uragano. C’ erano vestiti e scatole ovunque, le cuccette erano divelte perché si stavano facendo dei lavori interni e tutti i gavoni sono stati svuotati. Quindi ci si può immaginare una barca e tutto il suo contenuto improvvisamente passati in un frullatore.

Ma passato il primo momento, si cominciano ad apprezzare le linee d’acqua, lo studio degli interni, il sapore vero di una barca studiata per navigare e non per fare bella figura nei porti. La giornata è passata in fretta, nel riordinare la barca, e soprattutto nel fare i vari lavori, sia quelli previsti, sia quelli scoperti qui.



Il primo intoppo è stato la scoperta che la barca ospitava anche degli sgraditi clandestini: scarafaggi. Non molti e piccolini, ma se adesso che la barca è stata disabitata per quattro mesi sono così, quando saremo in mezzo all’ Atlantico quanti saranno i nostri ospiti che nel frattempo avranno avuto modo di banchettare con i nostri avanzi ?

Chiaramente è un problema che non può essere sottovalutato, così abbiamo recuperato dell’ acido borico e abbiamo messo in giro nelle sentine e negli stipetti dei tappi a corona con un impasto fatto di molliche di pane acido borico, con tanti auguri di buon appetito.

Non so se funzionerà, la risposta l’avremo tra due settimane, quando la terra più vicina sarà a 500 miglia da noi.






Un secondo inconveniente ci è capitato addosso nel pomeriggio, quando nel controllo dell’ attrezzatura abbiamo trovato delle cricche profonde nelle impiombature delle sartie. Questo significa il reale pericolo di disalberare in mezzo all’ oceano, esperienza che mi risparmierei volentieri.

Così non si può partire, ma qui a Mindelo non c’è nessuno che è in grado di impiombare sartie e stralli. Il problema non è di facile soluzione, per essere riparata la barca deve tornare almeno fino alle Canarie (tutta controvento !) ma non può navigare perché rischia un cedimento strutturale dell’ alberatura.






Problema grosso per l’armatore, e vacanza rovinata per noi. Infatti in queste condizioni è impensabile pensare di affrontare l’oceano. Mario e io siamo partiti per visitare i ferramenta (chiamamoli pure così) locali per scoprire se esistesse un importatore di materiali che potessero fare al caso nostro.

Siamo tornati a sera con due barre filettate del 14, dadi e cavallotti stringi cavo. Il mattino dopo abbiamo tolto le sartie dagli arridatoi sostituendole con 50 cm. di barra filettata, e su questa abbiamo accoppiato la sartia con i cavallotti, posizionati sopra all’impiombatura, in modo da andare a mordere nella zona ancora buona. Il risultato ? Decisamente folcloristico, ma molto robusto e affidabile. Atlantico arriviamo !

In qualsiasi porto delle nostre zone saremmo derisi per l’aspetto “arabo” della nostra attrezzatura, ma noi ne andiamo fieri, è la nostra risposta ai problemi che ti possono capitare.


Nel frattempo anche tutti gli altri lavori procedono, dai lavori di meccanica sul motore, alla sistemazione e stivaggio dei bagagli, dalla normale manutenzione dei vani interni, alla pulizia della carena. Purtroppo siamo in ritardo di un giorno; domani finiremo i lavori sull’alberatura, faremo acqua e cambusa, e setutto procede bene, per il 23 dovremmo partire.
  Domani